Visualizzazioni totali

29/09/11

Gli amici vicino, i nemici ancora più vicino...


 Chi ha detto che questo governo non ci rappresenta? A dare un'occhiata alla solidità della maggioranza, c'è da scommettere che non resisterebbe facilmente ad uno “stress test”, al pari della nostra economia. Peccato che le opposizioni, bontà loro, non siano in grado di produrne. Ma andiamo con ordine.
Il 24 settembre, mentre era a Washington con i suoi pari del G20, Giulio Tremonti replica alle accuse dei berluscones portata dai soliti giornali liberi (nei nomi, almeno) senza smentite, che ne invocavano la testa per la sua assenza in aula in occasione del voto su Milanese. Evidentemente, in un momento e su temi in cui l'alleanza tra Pdl e Lega appare tutt'altro che “sempreverde”, è apparso conveniente sobillare le attenzioni dei liberi lettori di giornali contro il ministero con gli occhi più addosso di tutti, in una fase di manovre impopolari. Del resto il miglior presidente della storia d'Italia col Ragionier Giulio ha sempre coltivato un rapporto di catulliana memoria, ma stavolta è stato il Ministro a recitare la parte della sfuggente Lesbia e provocare il cavaliere dichiarando: "Io sono qui a lavorare per l'interesse del Paese e Silvio che fa? Mi vuole sfiduciare? Se ne ha la forza mi cacci, provino a farlo, se ne sono capaci". E dopo lo sfogo torna a tessere rapporti con i colleghi internazionali e le istituzioni dell'FMI. Da parte sua sa bene che la leadership di Berlusconi non è più solida come un tempo, e di certo il Quirinale disapproverebbe un cambio della guardia a rallentare le operazioni di un Ministero quanto mai strategico.
Nei giorni seguenti, tra le sordide notizie di meretrici, faccendieri e picciotti, nella salubre aria di quel bel posto che è Montecitorio la tensione al vertice si è attenuata. Il 27 settembre, uscendo da un lungo vertice di maggioranza di due ore a palazzo Grazioli, le dichiarazioni ufficiali recitano un secco “Il lavoro è stato molto positivo”. Tanto basta per considerare l'ascia di guerra deposta e lasciare al premier l'incombenza di trattare con la Lega sulle pensioni. Nemmeno un attimo di pace, povero Silvio, e del resto di una pura tregua si tratta, contingentata all'urgenza di stilare il decreto sviluppo: il parto è stato annunciato entro due settimane.
Oggi, 29 settembre, il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi, ha ribadito che in un unico Consiglio dei Ministri il 13 o il 14 ottobre (premesso che ci si occuperà prima della assai più urgente questione delle intercettazioni) sarà varato il decreto sviluppo e si sceglierà il successore di Mario Draghi alla guida di Bankitalia. “Abbiamo formato una commissione partito-gruppo per presentare a Berlusconi, Letta e Tremonti le nostre proposte”, ha detto Lupi, quasi a voler trasmettere una rinnovata solidità dell'intellighenzia pidiellina.
Ma oggi è stato anche il day-after del voto di fiducia al Ministro dell'Agricoltura Romano, e se in aula la Lega si è dimostrata solidale con gli alleati e sulle poltrone, la base trema. Sì, perché tra le sue mille contraddizioni ideologiche, gli elettori del carroccio sono pur sempre quegli omoni veraci, duri e puri che sputano sul tricolore di Roma Ladrona. A farsi portavoce del dissenso con una lettera al Corriere della Sera, il sindaco di Macherio, Giancarlo Porta. E lo fa senza peli sulla lingua. “Ho anch’io i miei sospetti sui mille interessi della Lega – scrive – ma ormai la tenaglia probabilmente ricattatrice del premier ci sta portando alla deriva, sia come Italia che come Lega”. Dopo il caso di Milanese ripetutosi con lo stesso copione per Romano, il timore è che si vanifichino tutti gli sforzi per associare l'azione di un ministro come Maroni alla performanza dell'azione antimafia, e la sensazione è che risultati come quello delle amministrative di Milano non possano registrarsi come dissociati da questi giudizi. C'è da giurarci: se non vuol veder sfumare i clamorosi progressi percentuali del suo partito, Bossi o chiunque altro abbia un minimo di senno (?) ai vertici, non potranno ignorare questi malumori a lungo e alla prossima chiamata della base dovranno staccare la spina al Berlusconi IV.
Davvero una brutta gatta da pelare per l'Highlander di Arcore. Come biasimarlo se alla sera, stressato com'è, cerca conforto in qualche massaggino? Per fortuna Bersani & Co., almeno loro, non gli danno pensieri...

Nessun commento:

Posta un commento